CRISTINA ZAVALLONI

Volevo fare la danzatrice ma alla musica non avrei mai rinunciato: canto da sempre, da quando era piccola.
Che si tratti di scrivere per i miei gruppi di jazz, di interpretare un’opera di Britten o di Monteverdi, di cantare in una grande sala o in un piccolo club, di dare vita a nuovi ruoli come Anaïs Nin, Sor Juana o gli altri scritti per me dal compositore Louis Andriessen, mi avvicino sempre alla musica con rispetto.
In tanti anni, ho imparato a muovermi in mondi musicali apparentemente lontani tra loro e se mi chiedono come si faccia a passare dal jazz alla lirica, rispondo che ‘è un problema di orari di prove, mai di musica’.
Adoro il Novecento storico, repertorio che esploro da anni in duo con Andrea Rebaudengo e ora anche con Gabriele Mirabassi e Danusha Waskiewicz. Brani come le Folk Songs di Berio, il Pierrot Lunaire di Schoenberg, La Voix Humaine di Poulenc sono diventati parte di me.
E quando suono con il mio quartetto Special Dish o sono ospite dei gruppi di Uri Caine o Paolo Fresu, sento di tornare a casa.
Mi considero una cantante di jazz perché il jazz è stato il primo amore: ho imparato dalle voci di Sarah Vaughan, Joni Mitchell, Cassandra Wilson e di molte altre.
Poi è arrivata la scoperta di Cathy Berberian e del repertorio moderno. Questo mi ha portata a collaborare con meravigliosi compositori nel mondo della musica classica contemporanea.
Cantare, scrivere e comporre hanno un valore ugualmente grande nella mia vita.
Quando ne ho la possibilità, mi diverto a indossare i panni del divulgatore culturale: è così che sono nate le Effemeridi Musicali, pillole televisive andate in onda su RAI3.

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