AL FESTIVAL DE NATURA SONORUM UN “CANTO STRANIERO” DÀ VOCE AL BRASILE IN ITALIA
Il 28 ottobre 2022 è stato presentato dal vivo a Roma “Canto estrangeiro”, il nuovo CD di Tatiana Valle e Giovanni Guaccero (Encore Music, 2022), basato sui testi del poeta brasiliano Luís Elói Stein
Il festival “De Natura Sonorum” organizzato dal Teatroinscatola (diretto da Lorenzo Ciccarelli) e promosso dal Comune di Roma, ormai alla sua quarta edizione, ha presentato dal 25 al 30 ottobre 2022 concerti e incontri di altissimo livello, con la partecipazione di affermati artisti e autori, nell’accogliente Teatro Anfitrione nel quartiere San Saba di Roma e in altri luoghi della città, e ha aggiunto un nuovo episodio al dialogo artistico e culturale, promosso da numerosi musicisti, scrittori e giornalisti, tra Brasile e Italia. Il 28 ottobre è stata la volta della prima presentazione dal vivo di “Canto estrangeiro”, nuovo progetto della cantante brasiliana Tatiana Valle e del compositore e pianista romano Giovanni Guaccero, dedicato alle composizioni che quest’ultimo ha scritto sui testi di Luís Elói Stein (già professore di lingua e letteratura brasiliana a Roma, presso l’Università “La Sapienza” e l’Instituto Guimarães Rosa dell’Ambasciata del Brasile). La band era completata da Bruno Marcozzi alla batteria e le percussioni, Barbara Piperno ai flauti e Marco Ruviaro alla chitarra 7 corde, i quali – insieme alla Valle e a Guaccero – formano il quintetto base dell’incisione del CD, uscito nel maggio del 2022 per la Encore Music (etichetta di Vittorio Bartoli e Roberto Lioli), al quale hanno partecipato anche numerosi ospiti prestigiosi, quali Giancarlo Bianchetti chitarra elettrica, Henrique Cazes al cavaquinho, Fred Martins alla voce, Carlos César Motta alle percussioni, e Francesco Maria Parazzoli al violoncello. Il concerto non ha deluso le attese di chi già aveva ascoltato e amato un CD, che si propone come un nuovo contributo all’incontro musicale e poetico tra Brasile e Italia, ovviamente il tutto attraverso una nuova veste che la dimensione live esige per dei brani sofisticati e complessi (senza perdere di vista l’orecchiabilità) come quelli dei “parceiros” Guaccero-Stein, con l’intento di sviluppare un “racconto” che potesse dare voce a quel “Brasile fuori dal Brasile”, che è anche un racconto corale dei brasiliani approdati in Italia, ma pure di tanti italiani – al netto di retorica e sentimentalismo – ormai gioiosamente un poco brasiliani dentro.
Già verso le 20.00 cominciava ad affluire un pubblico delle grandi occasioni, che ha gremito la sala quasi in ogni suo spazio. C’è aria di festa, di rincontro dopo la (non lontana) fine delle restrizioni anti-pandemia, con i suoi due anni di forzata lontananza dalla dimensione sociale e assenza di momenti di condivisione. Prima dell’inizio del concerto si è potuto anche assistere a un’intervista di Fabio Spadavecchia all’autore dei testi Luís Elói Stein, in cui – oltre che della collaborazione con Guaccero – si è parlato del percorso del poeta e professore gaúcho – brasiliano del sud – e della sua consapevole e felice compenetrazione con l’Italia e segnatamente con la sua Roma, da piazza Navona a San Lorenzo, fino agli altri luoghi della poesia, del samba e dello choro. Elói – da sempre il più vicino e attento sostenitore e attivo solidale collaboratore dell’avventura artistica di noi, innamorati del Brasile a Roma, flâneur d’antica data del centro storico di Roma, poeta appostato nei bar della zona, con le immancabili “birra e noccioline”, fin dai primi anni ’90 persegue e realizza una determinata e ispirata immersione nell’italiano, come altra lingua del suo percorso intellettuale, fino a scoprire negli anni 2000 la sua vena poetica, prima in portoghese e in seguito anche in lingua italiana.
Terminato l’incontro, poco dopo ha avuto inizio il concerto. La scaletta, pur con qualche adattamento, ha ricalcato quella del CD, con in apertura i brani introduttivi, che rappresentano una sorta di chiave di lettura dell’intero progetto: Língua minha, Deixei de esperar, Canto estrangeiro, Velho marinheiro, canzoni che parlano di viaggi, di mari, di paesi lontani, e soprattutto del rapporto con la lingua portoghese-brasiliana, intesa come rifugio di chi è emigrato in una terra straniera, dove “rinasce l’arte” attraverso l’incontro con nuovi artisti e amici, in un paese come l’Italia, così affine e per certi versi rassicurante, abbracciato con gratitudine. Tatiana Valle accompagna il pubblico in questo viaggio, facendo precedere a volte i pezzi da una breve presentazione, accentuando così l’andamento di recital e di amichevole dialogo con il pubblico. A seguire poi una serie di brani tra bossa nova (Muda cadência, Direção do vento) e choro, come ad esempio il trascinante Chorinho flauteado, il cui testo descrive una serata di choro a Roma, oppure lo strumentale Hoje é quarta feira (non presente nel disco), che ha messo in luce il virtuosismo di Barbara Piperno e Marco Ruviaro, che formano il duo Choro de Rua, una sorta di gruppo nel gruppo, formazione di qualità eccellente del capitolo “choro italiano”. Lo choro, il principale genere strumentale di musica brasiliana, al pari di blues e jazz – solo per citare alcuni dei capitoli più importanti della musica afro-statunitense –, musica afrodiscendente e sincretica del Brasile, vede ormai da tempo il suo radicamento anche in Italia e in Europa.
Quando rientra la Valle si va verso una dimensione più intima con Não sei por quê (una sorta di parafrasi che Guaccero e Stein hanno scritto su Carinhoso di Pixinguinha), e Carazinho, brano pianoforte e voce che chiude il CD (dedicato alla città natale del poeta) che simboleggia il ritorno dell’immigrato nella sua terra d’origine, ormai diversa ma nel fondo sempre uguale. In seguito, al rientro della banda, è il samba, o il samba-choro, che prende il sopravvento con brani come Sonho fugidio e Do rio, dove la Piperno dà anche dimostrazione delle sue doti vocali. A seguire Prece (Preghiera), nuovo pezzo voci e percussioni su ritmo ijexá, non incluso nel CD, che Guaccero ha scritto su un testo di Stein molto amaro e allo stesso tempo speranzoso sulla situazione del Brasile degli ultimi anni, che i musicisti hanno voluto dedicare alle imminenti elezioni brasiliane (“preghiera” in qualche modo esaudita due giorni dopo, con la vittoria di Lula), durante il quale Marcozzi si è esibito in un raffinato e poliritmico assolo. Tornando ciascuno ai propri strumenti, ci si avvia verso la fine con Enquanto dure, un brano che, come racconta la Valle, prende spunto dai versi di Vinicius de Moraes, per finire poi con il trascinante samba, Canção de amigo. Oramai è festa, il pubblico canta il ritornello finale insieme ai musicisti e fioccano gli applausi e i ringraziamenti. Il gruppo torna alla ribalta per una nuova versione di Deixei de esperar, su uno scatenato ritmo di frevo, un doveroso omaggio alla musica della regione del Nordeste, culla del Brasile, sempre presente a chi non perde di vista le radici di quel grande Paese.
Siamo alla conclusione e sale a ringraziare anche Elói Stein, e ancora applausi per l’impeccabile lavoro artistico degli autori e della band, e per l’eccezionale spessore artistico di un’interprete come Tatiana Valle. Si è chiuso così un evento importante, sia sul piano artistico che su quello di una politica culturale solidale e cosmopolita, in armonia con il costante atteggiamento di quest’ambiente radicato a Roma, all’interno di una rassegna coraggiosa e originale, che meriterebbe maggiore visibilità. Ma di certo agli organizzatori e a questa piccola comunità italo-brasiliana non manca lo spirito d’iniziativa per nuove avventure.
Raffaele Bella
Encore Music: